DI GIANPAOLO MARCUCCI
Oggi al parco c’era un bambino che voleva saltare il piccolo ruscello che divide le due parti della vallata.
Aveva paura di farlo così ha tentato prima di creare una diga, ma c’era poco materiale utile. Allora deciso si è apprestato a fare tutti gli adeguati calcoli riguardo a come saltare senza andare in acqua.
Dopo aver studiato la situazione e preso le misure, inizia il conto alla rovescia. Prima solo con la mano: 1,2,3
Niente, non è ancora il momento
Ancora. Di nuovo. Niente. Allora anche con la voce: Uno, dueeeee, treee. No, aspetta: “papà ma tu mi prendi?” Al padre dall’altro lato. Nessuna risposta.
E’ la prova della sua vita. Saltare il ruscello.
Dopo 3 minuti di tentativi di salto abortiti per mancanza di condizioni adatte, senza certezze, lo fa. Salta. Riesce a saltare il ruscello.
Arriva dall’altre parte, sorride. Ha messo un piede in acqua e si è bagnato la scarpa ma c’è riuscito!
Da dietro: “Ecco lo sapevo! Te l’avevo detto di non saltare!” La madre incalza alla vista del piede bagnato.
Siamo tutti quel bambino