
IMPARA AD APPROCCIARTI ALLA FONTE

DI GIANPAOLO MARCUCCI
A seguito delle vostre richieste ho fatto questo video, con stile fresco e brioso e taglio personale, in cui parlo della mia esperienza al ritiro di silenzio con Sri MOOJI a Monte Sahaja.
Come l’ho vissuto e cosa mi ha toccato. Rispondo anche ad alcune vostre domande come: seguire più fonti può confondere?
Per qualsiasi altra info non esitate a scrivere nei commenti
Grazie a tutti e…Sri Moojiji Ki…JAI!
Con affetto smodato ❤ ❤ ❤
⁃ Gianpaolo Marcucci
DI GIANPAOLO MARCUCCI
Mente tu mi menti, tu non vuoi la mia felicità. Vuoi perpetuare i tuoi giochi di colpa, dolore e paura nella maniera per te più confortevole possibile.
Cambi oggetto da pensare, futuro da sperare, passato da ricordare. Cambi progetto, obiettivo, costume da indossare.
Mi tieni occupato, mi proponi di distrarmi, di giocare. Io ti ascolto, che vinca o che perda però sento sempre pungere forte lungo la schiena. Tu dici che è colpa del gioco. Se cado vinto piango e soffro, se salgo ubriaco di trionfo quasi non sento più dolore ma ho ho il terrore che esso torni…e poi torna.
Mi suggerisci di cambiare gioco, ogni volta uno nuovo, mi suggerisci di restare comodo, qui, sdraiato, da te avvolto e protetto e tentare di vincere il più possibile, mi dici che senza te sono perso.
Solo una cosa non mi dici mai, di smettere di giocare con te, di alzarmi dal letto di chiodi di cui sei fatta, dal cui conduco ogni partita.
I dadi sono tratti, tre volte 6, vinceremo stavolta, vinceremo sicuro.
DI GIANPAOLO MARCUCCI
A proposito di Ego: ad un certo punto del percorso spirituale è comune se non quasi sicuro credere che esso sia un nemico. È l’Ego che ha paura, l’Ego che vive nei traumi del passato, l’Ego che sente l’attaccamento con gli oggetti materiali, l’Ego che si crede un corpo, l’Ego che vogliamo tanto finalmente illuminare e risvegliare!
Immaginiamo l’Ego come la zona buia dentro al cappuccio di un uomo che ci guarda fisso nella notte, immaginiamo di dover prendere un torcia e puntarla verso quell’uomo minaccioso, per vederne i tratti, per vedere chi siamo stati finora, per guardare in faccia il nostro nemico che causa così tanto dolore e finalmente ucciderlo, liberarci.
Ma l’Ego non è qualcosa che dobbiamo portare alla luce. L’Ego non ha un’ombra. L’Ego non ha una forma, non ha un contenuto, non ha una struttura, non ha un’origine. L’Ego è un buco, un’assenza. E cosa succede quando illumini l’assenza? Niente, non succede niente, ma il vero niente, la scomparsa di ogni dubbio. Nel cappuccio non c’era nulla, era solo un cappuccio, era uno spaventapasseri, che spavento, ci eravamo creduti che esisteva!
Se dipingeremo il nostro Ego come un nemico da uccidere, se lo odieremo, escluderemo, schiferemo, gli staremo dando credito, gli staremo dando l’illusione dell’esistenza e allora saremo noi quell’Ego. È l’Ego che ha nemici, è l’Ego che odia, è l’Ego che esclude, che vive nel tempo. Includiamo le parti oscure di noi, non le fuggiamo andando in contro a teorie meravigliose che dicono che quelle parti “non siamo noi”, andiamo a vedere in ognuna di esse cosa c’è: nel dolore, nella paura, nell’invidia, nella vergogna, nell’odio, nell’infamia, nell’egoismo e andiamoci senza l’armatura della mente. Portiamo luce anziché armi nelle stanze del nostro cuore. Portiamo luce ovunque dentro di noi.
La luce non ha ombre. Illuminiamo tutto e vedremo che tutto è luce, ed era sempre stato così.